Genealogia Famiglie Casarotto


I Molini della Valle di Fimon di Arcugnano (VI)

Da sempre l'attività molitoria nella Valle di Fimon fu esercitata dalle famiglie Zanotto e Casarotto

Nel quadro socio-economico delle valli di Fimon, così intimamente legato per certi aspetti alla presenza dell'acqua e da questa condizionato, a partire dai primi decenni del XVI secolo, forse ancora sul finire del XV, un ruolo notevole fu assunto dall'attività molitoria. Lungo il corso del torrente Ferrara sorsero, nel volgere di qualche decennio, ben cinque mulini e la valle che li ospitava fu da allora denominata Valle dei Molini, toponimo che ancora oggi conserva, anche se quegli edifici così caratteristici non esistono più e le ruote in legno distrutte o, se ancora esistenti, irrimediabilmente ferme e cadenti.

Proprio in questo ultimo dopoguerra è stata cancellata un'altra pagina del mondo operoso contadino e i ricordi legati a quell'attività, si vanno sempre più affievolendo. Così Fimon, come già avvenuto per altre località dei Colli Berici, paga un alto prezzo al progresso e ad una civiltà che sempre meno si dichiara disponibile a valorizzare testimonianze di un passato per certi aspetti ricco e prestigioso. Eppure, per alcuni secoli e fino all'immediato ultimo dopoguerra, il mugnaio era ritenuto persona abbiente e degna di considerazione, perché viveva di commercio, trattando per di più un genere che, in tempi di povertà e di ristrettezze economiche, rappresentava agli occhi delle popolazioni locali un certo benessere ed un freno alla fame ed alla carestia.

A Fimon, due famiglie, quelle dei Zanotto e dei Casarotto, detennero in un certo senso il monopolio dell'attività molitoria; due ceppi che, attraverso secolari generazioni, seppero tramandarsi questa nobile arte fino ai giorni nostri, quando la trasformazione dei mulini stessi prima e la concorrenza delle industrie molitorie cittadine poi decretarono la fine dell'attività artigianale e l'arresto definitivo delle ruote, che azionavano le pesanti macine di pietra.

D'altra parte il raggio di azione dei mulini di Fimon non oltrepassò mai i confini del territorio di Arcugnano, arrivando tutt'al più a soddisfare i bisogni delle contrade e paesi vicini. I mugnai salivano allora le strade e i sentieri dei colli circostanti o percorrevano le vie dei fondovalle per raggiungere quelle famiglie, sempre le stesse, che si erano con buon accordo divise, a Lapio, Pianezze del Lago, Villabalzana, Soghe, S.Gottardo.

Dei sette mulini di Fimon, due sono particolarmente noti: il mulino Casarotto che si trovava in Valdemarca, ai piedi dello sprone collinare in Costa di Lapio e quello situato all'imboccatura della Valle dei Molini, pure di proprietà Casarotto.

Il primo mulino, dopo essere stato nel 1723 di proprietà Cerato, quindi della famiglia Brocchi di Bassano, eredi dei Cerato, e in seguito dei fratelli Giovanni Battista e Antonio Maria Branzo Loschi Zanecchini, questi affittarorono il mulino a Domenico e Fortunato Casarotto di Fimon. Verso il 1850 - 60 i Casarotto ne divennero proprietari e attraverso successivi passaggi all'interno della famiglia Casarotto mantennero l'attività del mulino fino al 1964.

Il secondo mulino invece, di cui si ha notizia dal 1544 quando risultava proprietà di un certo Stivani Buzolato, nel 1703 risultava di Caterina vedova di Girolamo Casarotto. Nel 1845 invece risultava di proprietà di Domenico Casarotto, figlio di Giacomo e di Anna Barbieri, il quale lo dava in affitto al nipote sacerdote don Fortunato Casarotto nonché ai suoi sei fratelli, figli di Giovanni Casarotto e di Domenica Gobbi. Rimasto di proprietà Casarotto, il mulino cessò l'attività negli anni successivi al secondo conflitto mondiale e di esso non rimane oggi alcuna traccia.

(Estratto dal libro " Il Lago e le Valli di Fimon" di Alberto Girardi e Francesco Mezzalira – Publigrafica

Editrice 1991 – Archivio di Stato di Vicenza VI 627)

 

La Valle di Fimon – di Paola Agostini in Casarotto

( Poesia dedicata alla Valle di Fimon culla d’origine delle famiglie Casarotto)

 

OH lago!

Su palafitte, posero gli avi,

le loro membra.

 

Fuggiste in villa

dietro al Castellaro

dagli assalti barbarici.

 

Passata l’orda

il lago ancor chiamò

e l’uomo bonificò.

 

In fluide acque

i mulini nascevano,

vita, prosperità fiorivano.

 

Ma il tempo passò,

l’acqua e il vento

s’accorsero che la “Roda”

ormai stanca, cedette

alla ruota dei tempi.

….. Eppur posero gli Avi !